mercoledì 22 giugno 2011

Improvvisamente.

Sembra che uno debba giustificarsi sempre di qualcosa, questa voglia insaziabile dell'ovvio. Vorrei una volta tanto raccontare una storia normale e un viaggio, una bevuta...

"Ora cosa farai?"
"Vado a ubriacarmi". Salutò con un sorriso e prese i suoi due zaini. Andò in spiaggia e mentre beveva una piccola comitiva lo vide e si avvicinò a lui: "Non abbatterti, vivi la vita non farti prendere dalla depressione". Lui li guardò con un sguardo pieno di stupore. Non un suono gli usci dalle sue labbra.
La piccola comitiva si guardarono imbarazzati e se ne andarono cantando "HARE KHRISNA". Non sapeva che dire, quei giovani vestiti di arancione lo misero in un folle dubbio che difficilmente scacciò per il resto della serata. Intanto il tramonto spariva per dare posto alla luna grande e silenziosa. Bisognava fare qualcosa quella sera, lui lo sapeva bene. Ora il fresco della sera stava lentamente arrivando e finalmente si sentì bene. Poi si tirò un pizzicotto per vedere se era tutto vero. TUTTO VERO. Se ci fosse una ragazza la situazione diventerebbe accattivante ma ora sto proprio bene...
Fine prima parte.

domenica 19 giugno 2011

Amore sconclusionato.

Prologo.

Allora non voglio tediare i miei lettori con qualcosa di ripetitivo, sciocco e cretino. Per molti avere una donna è un concetto di completamento, per me è l'annullarsi a vicenda. Poi era una visione che mi appagava anima e corpo. Niente e nessuno potrà levarmi dalla testa quella prima volta. 
Si può attraversare un periodo di sfortune, ma la vita rimane costantemente felice e conturbante, un circo di colori un caleidoscopio altalenante di vittime e fortune.

Questo è un autentico esperimento di fiducia verso se stessi, un atto liberatorio di una prigionia che conquista a poco a poco un piccolo respiro, uno sguardo di complicità che attraversa tutta la vita.
Permesso? Vorrei entrare a casa tua, voglio scoprire il più piccolo dei tuoi segreti. Vorrei volare ma non so far altro che scrivere e distribuire qualche sorriso.
 

giovedì 16 giugno 2011

Andava fiero di quella macchina. Era un vero gioiello. La domenica mattina la lavava accuratamente passandoci la cera e dentro era un vero gioiello. Una bomboniera.
Una domenica sedeva sulla veranda, e mentre si godeva una birra e la visione del suo bolide, sentì una voce. Era una donna che gli chiese cos'era quella macchina.
"Nulla". Rispose lui. Ma non si era accorto che quella donna era un monumento alla bellezza. Lei se ne accorse e si piazzò davanti lui. Si guardarono per un periodo incerto. "Vuoi fare un giro?" 
Uno sguardo silenzioso per dire si.
In macchina sulle colline, era un sogno. Si fermarono, e si sdraiarono sull'erba. Il sole baciava le loro teste, e da lontano si sentiva una melodia dolce. Sembrava fatto apposta. Una situazione incredula, un qualcosa in cui credere.
Si baciarono a lungo, e fu bello. 
Era un giorno qualsiasi, che il sole decise così di far incontrare due anime solitarie.


Mia cara, non aver paura il mondo non ha paura di noi, e noi siamo più o meno lontani dalle nostre incertezze. Noi siamo privilegiati, siamo già arrivati, adesso possiamo allungare le mani e prendere il destino, acchiappare la vita e finalmente sognare.

Domani è un altro giorno, e io sarò libero. Pensò e mise in moto l'auto, fuggendo da ogni luogo, situazione e incontri ravvicinati del terzo tipo. 

mercoledì 1 giugno 2011

Fortuna.

Parte sesta (ultima?).

Naturalmente i problemi non scompaiono. Neanche in un posto come Alghero. Mi è venuta un'incredibile noia qui. Il giorno dopo il mio arrivo ritorno al porto per ritornare al mio paese.
Sarebbe deleterio rimanere qui. Non ci vedo niente di allietante per il mio povero corpo.
Niente di più confortante rivedere la mia casetta. Appoggio le valigie e suono alla vicina. Si proprio lei, quella che mi fa sognare sogni pazzeschi. Aspetto un po. La porta si apre, lei è in vestaglia. Le dico: "TI AMO". Lei non dice niente. Rientra, chiude la porta. Io rimango un attimo lì. Poi rientro. Niente da fare. Quest'anno le ferie saranno noiose ma tranquille.

Niente da fare di nuovo. Prego sei il benvenuto nella commedia cretina di ogni giorno, dove se ti dichiari un essere pieno di vita, faranno di tutto per costringerti a rimanere senza voglia di vivere, senza un barlume di speranza. Qualcuno ha già deciso di essere pieno di se e coinvolgere tutto come un buco nero che risucchia tutto. I moralismi stanno a zero quando incontri gente del tipo viva senza avere la riconoscenza di essere tale. Comunque vadano le cose, io sono ancora in piedi. Sempre con la faccia nel solito posto e soprattutto voglioso di vivere. 
Sembra facile parlarne in un momento come questo. Sono davanti ad un precipizio, e tra un minuto dovrò fare i conti davvero con me stesso. Il suicidio sembra una forma di liberazione, prima ci pensavo continuamente. Ma ora che vedo questo mare impetuoso che mi urla una parola sola, sono pronto. 

Fine.