domenica 18 settembre 2011

Storia pulp.

Mi ero alzato senza troppi pensieri, e volevo passare una domenica tranquilla. Ma la chimica cambiò stramaledettamente quella giornata. Non aveva ragione di esistere quella giornata almeno dopo ho pensato. Dopo una notte innaffiata col vino, la mattina mi ritrovai con una superfemmina a fianco nel mio letto. Non mi ricordavo un cazzo di quello che ho fatto la sera prima. Quindi niente di particolare se la mattina mi trovo un pò sorpreso. Mah. Comunque la sveglio e lei fa a fatica a svegliarsi, probabilmente ha bevuto pure lei. Conferma dal fatto che non riesce neanche ad alzarsi. BOM. Cade dal letto. La prendo, la porto al bagno. Apro il rubinetto e ci ficco sotto la sua testa. Un urlo. Si è ripresa. 
Si alza su i suoi piedi e mi tira uno schiaffo. "Buongiorno"!
"Darling, che cavolo hai combinato ieri sera"?
"Chi sei tu"?
Le spiego tutto.
Prende le sue cose e se ne va.
Rimango solo col ricordo. Vabbè. Mentre metto un cd di jazz avanguardistico qualcuno suona alla porta. E' lei, la strafica. Dice che ci ha ripensato e che voleva chiedere scusa come si è comportata etc.. La faccio entrare, le faccio il caffè così si riprende.
Le suona il cellulare, risponde in malo modo la strafica. Manda affanculo, continua ad urlare. Con un gesto le faccio capire che deve abbassare la voce. Riattacca. Il caffè esce. Ce lo beviamo.
Nessuna parola. DRIIIN. DRIIIIN. Il telefono. Pronto? Si va bene ma chi sei? Non ho capito puoi ripetere. 
Minacce. Mi rivolgo a quella. Sta venendo qualcuno qui. Scommetto che è il tizio della telefonata super incazzosa. Dopo 15 minuti qualcuno cerca di sfondare la porta. La mia amata porta. 
Prendo il martello. Apro la porta. Dieci secondi dopo il mio martello è piantato ben bene sul suo cranio. Anche lei non è rimasta gran che, dopo che lui gli ha sparato un colpo della sua pistola nel suo bel seno. Li prendo e li porto all'ospedale. 
Poi torno a casa.

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